Bussola. Overview dello scenario macroeconomico

I tassi si abbassano

In Europa

Il 12 settembre la Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi per -0.25% per la seconda volta da inizio 2024.

La decisione è maturata dopo un periodo di crescita economica deludente in tutta la zona Euro, soprattutto a causa della produttività invariata e del raffreddamento dell’inflazione, che si è avvicinata al target del 2% in agosto.

La BCE ha abbassato le previsioni di crescita del PIL 2024 allo 0,8%, in riduzione rispetto allo 0,9% precedente, citando una domanda domestica debole nei prossimi trimestri.

Come sempre la presidente Christine Lagarde afferma di non seguire un percorso specifico predeterminato, bensì di aggiustarsi in modalità “data-dependent”. Sarà da vedere quindi se in ottobre o in dicembre verranno prese decisioni di tagli ulteriori oppure no.

Se le aspettative di crescita del PIL dovessero abbassarsi ancora, probabilmente la BCE inizierebbe a tagliare in modo più rapido: fattori da considerare sono la domanda per i prodotti europei, il rischio geopolitico, impatto dei rifinanziamenti ancora in atto e la scarsità di investimenti in Europa (si veda a proposito il rapporto Mario Draghi e la stima di 750-800 miliardi di euro annui in investimenti mancanti da effettuare fino al 2030, equivalenti al 4,5% del PIL).

Negli Stati Uniti

Il 18 settembre la Fed ha optato per un taglio di 0.50%. Il range attuale, quindi, diventa 4.75%-5%, dopo che per un anno era stato ai livelli più alti registrati da vent’anni.

L’obiettivo dichiarato della politica monetaria di Powell è “mantenere il mercato del lavoro ai livelli di impiego attuali, in un contesto di crescita moderata, e comprimere l’inflazione ulteriormente verso il 2%”.

Le proiezioni rilasciate hanno mostrato che la metà dei commissari sarebbero a favore di una ulteriore riduzione entro la fine del 2024, probabilmente in novembre, di ulteriori 50bps; sono inoltre proiettati tagli per 100bps nel 2025, sebbene Powell definisca solida l’economia americana, e dichiari che le decisioni verranno prese meeting per meeting, a seconda delle rilevazioni statistiche.

Lo scenario delineato insomma è quello del soft landing, definito da inflazione progressivamente in calo e crescita sostenuta.

L’adeguamento era molto atteso dai mercati, che per lo più si aspettavano un -0.25%, e ora sono indecisi sull’interpretazione della scelta di tagliare direttamente -0.50%: sarà un ulteriore stimolo per l’economia e quindi per le Borse, per i mutui immobiliari, per gli imprenditori, per ridurre la spesa folle per interessi sul debito pubblico, e per prevenire crisi bancarie da insolvenza dei creditori? Oppure significa che la Fed è preoccupata di essere in ritardo per prevenire una recessione, e ha preso una misura d’urgenza, presentando l’operazione come un “aggiustamento preventivo”?

In Giappone

L’innalzamento dei tassi (seppure di lievissima entità) anche in Giappone sta via via disincentivando gli investitori giapponesi dall’investire all’estero, sopportando il rischio cambio. La conseguenza è che grossi flussi di liquidità stanno tornando verso il Giappone, con importanti disinvestimenti dai mercati occidentali.

 

Gli effetti delle politiche economiche sopra descritte potrebbero essere i seguenti:

  • Deprezzamento del dollaro rispetto alle altre valute, nel caso in cui i tassi di rendimento dei bond Treasuries diventassero poco attraenti e quindi gli investitori internazionali cercassero altri luoghi più profittevoli dove investire.
  • Corsa all’acquisto delle ultime emissioni con tasso fisso di rendimento alto. Gli investitori istituzionali stanno da tempo mettendo fieno in cascina per il futuro, quando i tassi torneranno ad abbassarsi: stanno facendo incetta di titoli a rendimento fisso come i bond governativi sia europei che americani, attualmente emessi a tassi ancora elevati e irripetibili nel futuro prossimo. I gestori di fondi obbligazionari istituzionali potranno dormire sonni tranquilli nei prossimi anni, sapendo di aver riempito i portafogli in gestione con obbligazioni sicure ad alto rendimento, che man mano che i tassi di mercato scenderanno, avranno quotazioni di mercato sempre più elevate corrispondenti al loro ottimo rendimento cedolare.
  • Il mercato azionario potrebbe muoversi verso titoli ciclici e titoli small cap, che si trovavano particolarmente svantaggiati dal costo del denaro molto elevato e non riuscivano a rifinanziarsi. Quindi potremmo vedere una ripresa dei prezzi nei comparti energetici, Oil, industriali, Materials e Consumer discretionary.
  • In Europa potrebbero ricominciare discussioni sulle politiche di bilancio e sul debito pubblico. Il rapporto Draghi ha riportato il focus sulla necessità di allentamento dei vincoli contabili del deficit di bilancio, a favore di maggiori investimenti e di un incremento della produttività (da notare, non dei consumi!). Il cambiamento auspicato tra le righe è la spinta in direzione federale e pan europea.

 

 

A cura di Donau Sviluppo S.r.l. – (Fonti: Financial Times, Bloomberg.com, Ecb.europa.eu, Federalreserve.gov, Unicredit research, Morgan Stanley Research, JPM Research, CNBC.com, Goldman Sachs Research, Kairospartners.com, Zeygos Research&Consulting, ZeroHedge.com, Eurostat, Nasdaq.com, Reuters.com)