Algeria (parte prima)

Le tensioni e i cambiamenti negli equilibri internazionali delle principali potenze del mondo stanno restituendo centralità e autonomie inedite a diversi paesi africani. Tra questi l’Algeria, il più esteso fra tutti, che da qualche anno sta vivendo un forte rinnovamento economico, a partire dal settore energetico, uno dei pilastri del Progetto Nuova Algeria del presidente Abdelmadjid Tebboune, eletto nel 2019 a seguito delle proteste che avevano portato alle dimissioni di Abdelaziz Bouteflika, al potere per 20 anni.

L’odierna politica internazionale algerina è chiaramente orientata verso un’apertura sostanziale, con cui sta diversificando e allargando il portafoglio clienti delle esportazioni e la fascia degli investitori stranieri, due fattori correlati, salvaguardando allo stesso tempo l’indipendenza del paese da ingerenze esterne.

Tra gli obiettivi cruciali per il futuro è la creazione di un contrappeso all’estrema dipendenza del paese dagli introiti energetici, con lo sviluppo anche di altri settori. Un percorso che sta già dando i primi frutti, se si tiene conto che le esportazioni al di fuori degli idrocarburi a partire dal 2021 sono aumentate, passando da 2 miliardi di dollari nel 2020 a 5 miliardi nel 2021 per raggiungere 6,6 miliardi di dollari nel 2022 con una evoluzione del 191% sull’intero periodo.

Attualmente, almeno il 93% delle esportazioni del paese derivano dalle attività oil & gas – nel 2022 ammontate a 56,7 miliardi di dollari – generando circa due terzi del budget statale, necessario alla spesa sociale e, di riflesso, alla tenuta politica del paese.  Da fine 2019 il settore è in forte ripresa grazie alla legge sugli idrocarburi, che ha consentito la condivisione della produzione con partner stranieri, aprendo le porte agli investimenti esteri e all’ammodernamento degli impianti, con risultati di crescita delle esplorazioni e della produzione di gas naturale, necessari a soddisfare il costante incremento della domanda, sia estera che domestica. In aggiunta, a fine 2023 il protagonista assoluto del settore energetico algerino, l’azienda di Stato Sonatrach, tra le principali major petrolifere al mondo e la più importante società per azioni africana, ha varato un piano di sviluppo quadriennale da 50 miliardi di dollari a partire da quest’anno, che guarda al futuro energetico green, includendo importanti progetti di produzione di idrogeno verde, mentre l’energia eolica e solare richiama diversi investitori per progetti negli immensi spazi desertici del paese.

Nell’immediato punta sulla transizione energetica, e dopo importanti accordi produttivi, tra cui quello congiunto con Eni, Total e Occidental Petroleum del valore di 4 miliardi di dollari, Sonatrach ha firmato un accordo preliminare con la Exxon per nuovi giacimenti di idrocarburi nei bacini desertici di Ahnet e Gourara, nel sud del paese.

Ad accelerare il processo, l’impatto della guerra russo ucraina, che ha cambiato lo scenario internazionale degli approvvigionamenti energetici di transizione, proiettando l’Algeria, membro Opec tra i principali produttori di gas naturale al mondo, tra gli attori energetici regionali di spicco nell’area mediterranea. Nel 2023 l’export algerino complessivo di gas, via tubo e via nave, è aumentato del 6%, superando 52 miliardi di metri cubi, con principale mercato di destinazione l’Unione Europea, dove rappresenta il 14% dell’import di gas del blocco. Principale fornitore energetico dell’Italia, grazie ad un accordo trilaterale, Italia-Germania-Austria, l’Algeria sta lavorando per la realizzazione del SouthH2 Corridor, sviluppato da Snam, per la fornitura di idrogeno verde entro il 2030, che conta sul potenziale di generazione rinnovabile (eolico e solare) per la produzione, distribuita lungo una pipeline di 3.300 km, passante per la Tunisia.

Le relazioni bilaterali Italia-Algeria sono al loro massimo storico con importanti accordi nell’ambito più ampio del Piano Mattei, tra cui quello recente di aggiudicazione di un contratto di Ingegneria, Procurement e Costruzione (EPC) del valore di 2,3 miliardi di dollari per il sistema di compressione del giacimento di gas di Hassi R’Mel, uno dei più grandi al mondo, da parte del consorzio italiano formato da Tecnimont del Gruppo MAIRE e gli stabilimenti italiani di Baker Hughes.

Nella rosa dei nuovi clienti europei del gas algerino, il più grande terminale GNL europeo sull’isola di Grain nel Kent (GB), la tedesca VNG Handel & Vertrieb GmbH con cui ha firmato un contratto di medio termine per la fornitura via gasdotto passando per l’Italia, il Terminal LNG croato di Veglia per i rifornimenti dell’Ungheria. (Giovanna Visco) (Continua)