La forte dipendenza dall’export di oil & gas, ha spinto Algeri a varare un vasto programma di diversificazione.
L’obiettivo politico generale del governo, guidato dal Presidente della Repubblica, Abdelmadjid Tebboune, è di trasformare l’Algeria in un’economia emergente, con l’impegno di raggiungere 400 miliardi di dollari/anno di Pil entro il 2027, orizzonte valutato positivamente da Banca Mondiale, che ha indicato nel 2026 l’anno del possibile decollo economico del Paese, grazie allo sfruttamento delle risorse minerarie e alla industria manifatturiera. Il pronostico è confortato dal forte dinamismo dell’economia algerina, che negli ultimi tre anni ha registrato un tasso di crescita vicino al 4%, tornando al livello pre-Covid-19 già nel 2022, grazie a un processo di modernizzazione che ha facilitato gli investimenti, creato occupazione, eliminato gli sperperi passati, recuperando miliardi di dollari, e aumentato le entrate statali.
Analogamente al Fondo Monetario Internazionale (FMI), nel rapporto di aggiornamento della classificazione annuale di Banca Mondiale il reddito nazionale lordo (RNL) pro capite algerino è stato rivisto verso l’alto, passato da 3.900 dollari a 4.960 dollari (tra il 1° luglio 2023 e il 30 giugno 2024), segnandone il passaggio nelle economie a reddito medio-alto, il cui range è fissato tra 4.466 e 13.845 dollari. Il calcolo ha tenuto conto di crescita economica, inflazione, tassi di cambio e aumento demografico, anche grazie alla revisione delle statistiche dei conti nazionali dell’Ufficio nazionale di statistica (ONS) algerino, intrapresa per allinearsi agli standard internazionali odierni e dare un’immagine fedele dell’economia del Paese. A generare il salto economico hanno contribuito anche alcuni miglioramenti delle condizioni socioprofessionali dei lavoratori algerini, in particolare l’aumento dei salari e delle pensioni.
Lo stato di salute dell’economia algerina è riscontrato anche nella piattaforma dell’Agenzia algerina per la promozione degli investimenti, AAPI, creata nel 2022 a seguito della nuova legge sugli investimenti, con circa 7.500 progetti registrati, del valore complessivo di oltre 25 miliardi di dollari e 182.000 posti di lavoro diretti.
Un risultato che rispecchia gli obiettivi 2027 fissati dal governo per lo sviluppo economico del paese, focalizzati su cinque settori chiave: industria in tutti i settori, agricoltura, energie rinnovabili, tecnologia dell’informazione e della comunicazione, economia della conoscenza e turismo. Tra gli importanti investimenti acquisiti negli ultimi tempi, spiccano quelli nel settore agricolo che conta oltre 500 progetti collegati al Piano nazionale per lo sviluppo delle colture strategiche (cereali, legumi, piante zuccherine e oleose, semi e latte), con cui il Presidente Tebboune non solo intende sviluppare nel sud del paese 500.000 ettari coltivati, ma anche aumentare la resa dei raccolti per ettaro.
In questo contesto, recentemente in joint al 51% con lo Stato algerino rappresentato dal Fondo nazionale di investimento (FNI) che detiene la restante quota del 49%, l’italiana Bonifiche Ferraresi SpA (BF) ha firmato un progetto agricolo integrato ad alta tecnologia del valore complessivo di oltre 420 milioni di dollari. Sorgerà nella wilaya di Timimoun e rappresenterà il secondo insediamento della Bonifiche Ferraresi, che già opera in Algeria con la sua controllata BF International Best Fields Best Food Ldt su 20.000 ettari di terreno a Touggourt. Il prossimo ottobre inizieranno i lavori di perforazione dei pozzi per alimentare un impianto di irrigazione a goccia dei terreni coltivati a grano, lenticchie, fagioli e ceci, con estensione complessiva di 35.450 ettari, mentre altri 550 ettari saranno destinati alla costruzione di un complesso industriale agroalimentare, comprendente mulino, silos di stoccaggio di capacità complessiva di 62.000 tonnellate, e un impianto produttivo di pasta e couscous. Con questa joint l’Algeria aggiunge un importante tassello alla sua sicurezza alimentare riguardo l’approvvigionamento di grano duro, ravvicinando l’obiettivo del governo di raggiungere l’autosufficienza entro il 2027, in un incerto contesto di cambiamento climatico. Già quest’anno gli sforzi compiuti hanno consentito di traguardare con la produzione interna l’80% della domanda domestica di grano duro, mentre il 60% del grano prodotto con questo nuovo progetto sarà destinato allo stoccaggio strategico del paese. Il restante 40% della produzione sarà convogliato nel processo di trasformazione, che a sua volta confluirà nell’export di pasta, nuovo filone che si aggiunge alle esportazioni non di idrocarburi. Sul piano sociale, questa iniziativa creerà oltre 6.700 posti di lavoro, di cui 1.600 a tempo indeterminato.
Unitamente al grano, altra criticità alimentare algerina è l’approvvigionamento del latte in polvere, che nel 2022 ha raggiunto un import del valore di 1,62 miliardi di dollari, attestando il paese al secondo posto nella graduatoria mondiale. Attualmente il latte in polvere è razionato e sovvenzionato, essendo oggetto di rincari correlati anche alla siccità, ma lo scorso aprile lo Stato algerino con la quota del 49% attraverso FNI, è entrato nel progetto di investimento del colosso Baladna del Qatar, specializzato in allevamento e produzione di latticini, che detiene il 51% della joint. Si tratta della realizzazione del più grande progetto integrato al mondo di allevamento di vacche da latte per la produzione di latte in polvere, del valore di 3,5 miliardi di dollari. Sviluppato su 170mila ettari nella wilaya di Adrar, riuscirà a soddisfare il 50% della domanda interna algerina, creando nel contempo 5.000 posti di lavoro.
In campo manifatturiero, invece, gli investimenti esteri nel settore dell’auto, evidenziano un vivace processo di nearshoring, che guarda all’Europa e all’Africa contemporaneamente. Se il gigante cinese JAC Motors sta sviluppando il progetto di uno stabilimento produttivo per 100.000 auto nella provincia di Ain Témouchent, a dicembre 2023 è già entrato in funzione un impianto di assemblaggio automobilistico Fiat, a 40 km da Orano, che a pieno regime produrrà 90.000 veicoli all’anno e progetta l’implementazione di un indotto della componentistica. Recentemente, anche il gruppo Hyundai insieme al Gruppo OTE dell’Oman ha presentato un importante progetto di produzione automobilistica, che include anche veicoli commerciali ed elettrici, la cui localizzazione sarà decisa dopo la registrazione sulla piattaforma AAPI, in base ai terreni che potrà scegliere.
Intanto, nel paese si sta discutendo su una riforma che consenta di investire liberamente nelle aree, che renderebbe fattibile, ad esempio, l’intenzione del Qatar, che è il più grande investitore estero in Algeria, di costruire complessi turistici di alto livello. Ma le posizioni sono controverse per il timore che il paese possa essere svenduto e dato in balia a interessi stranieri.
Annunciando la sua intenzione di candidarsi per il secondo mandato presidenziale, le cui elezioni si svolgeranno con tre mesi di anticipo il prossimo settembre, il Presidente Tebboune ha affermato “Abbiamo superato le difficoltà (…) e fatto molti progressi nel nostro approccio volto a riportare l’Algeria sulla via dello sviluppo e farne una potenza economica, in risposta ai bisogni dei cittadini”, ma questo successo resta “parziale” perché “la strada è ancora lunga”. (Giovanna Visco) (Continua)