I dazi di Trump: ma quanto potranno veramente incidere sull’Europa e soprattutto sull’Italia

Abbiamo già accennato in un altro precedente articolo quale è uno degli obiettivi primari di Trump, ovvero quello di ridare orgoglio ad un’America ferita.

Ovviamente sotto questo aspetto (dazi) privilegiando l’economia “domestica” rispetto a quella di importazione e da qui il criterio daziale.

Tuttavia, esistono profonde differenze sia pratiche che di obiettivo strategico fra i vari flussi di importazione, sia nelle origini che nelle tipologie di prodotto e nei settori specifici di consumo USA.

Per quanto attiene il flusso asiatico via mare, e in particolare dalla Cina, parliamo in rilevante parte di prodotti di consumismo ed automotive e quindi prodotti che gli USA possono produrre in casa, ma a costi più alti e da qui l’utilità dei dazi che compensano questi ultimi.

Per quanto attiene il flusso europeo invece, il prodotto esportato è soprattutto di qualità e di produzioni che non hanno l’equivalente in USA o, perlomeno, questo è il sentiment degli specifici mercati di consumo americano e inoltre, anche in presenza di un teorico “reshoring”, l’operazione richiede tempo, competenze e costi non indifferenti da cui origina quindi l’effetto non certamente rapido né tantomeno immediato dell’operazione (vedere quanto accaduto in Asia).

Ma concentriamoci ora sull’ interscambio Italia/USA, perché è nostra opinione che questa amministrazione utilizzerà lo strumento dei dazi a scopo non solo di rilancio dell’economia nazionale, ma soprattutto per scopi di geopolitica e di pressioni differenziate a seconda delle circostanze e delle situazioni specifiche.

I seguenti dati sono da interpretarsi come “indicativi”:

Ultimo dato disponibile 2023 (12 mesi) (fonte Ambasciata d’Italia negli USA).

  • Totale interscambio: 92 miliardi euro (proiezioni 2024 91 mil)
  • Export da Italia verso USA: 67 miliardi (65 mld)
  • Import da USA verso Italia: 25 miliardi (26 mld)
  • Totale export Italia 2023: 650 miliardi
  • Incidenza export verso USA sul totale export italiano: 10%

Interessante invece verificare la classifica in valore (quindi quella dove possono incidere i dazi) per le principali tipologie di merce.

Peraltro, notiamo con soddisfazione che, oltre a quei prodotti che potevamo facilmente intuire essere nel paniere dell’export (agroalimentare, vinicola, fashion fascia media e alta etc.) troviamo al vertice del valore altri prodotti come la meccanica, la cantieristica e la nautica, i farmaceutici che dimostrano capacità nazionali che forse a volte vengono sottaciute o semplicemente non riconosciute nella tipica mancanza di autostima degli italiani.

Pertanto, proponiamo al lettore la sola classifica (elaborata su dati della fonte www.infomercatiesteri.it), lasciando al lettore una sua considerazione ed eventuali approfondimenti più mirati, che comunque dimostra come, anche in presenza di costi di produzione non certo paragonabili con quelli cinesi, anche se il gap si è fortemente ridotto nel corso degli anni, la nostra produzione rimane complessivamente ancora apprezzata e competitiva, e quindi in grado di reggere anche eventuali, ribadiamo a nostro avviso improbabili, prove di forza daziali specialmente lineari nei nostri confronti.

Per una valutazione a livello territoriale riferita al bacino del Nord Adriatico, riportiamo di seguito la tabella delle esportazioni 2023 verso gli USA del Nord Est Italia e, in particolare, della Regione Friuli-Venezia Giulia con la suddivisione per provincie:

Di seguito l’elenco dei principali prodotti esportati nel periodo gennaio – marzo 2024, tra i quali la voce navi e imbarcazioni, dovuta alle attività di Fincantieri, rappresenta ben il77,5% del valore totale:

Nell’insieme, l’export del FVG verso gli Stati Uniti rappresenta il 12,35% dell’export regionale complessivo, che si aggira mediamente intorno ai 19,1 miliardi di euro, e nel 2023 è sceso del 25% rispetto al 2022, ma tale dato varia sensibilmente di anno in anno in quanto è influenzato soprattutto dalla cantieristica navale.

Per il 2024 si prevede una ripresa intorno al +2,1%. (d.s.)

 

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