Abbiamo chiesto al prof. Gian Enzo Duci, Amministratore Delegato di ESA Group, una società leader nel crew management, come vede oggi la situazione:
“La situazione attuale del mercato del lavoro marittimo mondiale è fortemente condizionata da due contingenze eccezionali che si sono verificate in rapida successione: la pandemia e la guerra in Ucraina. La pandemia, a parte i problemi che tutti conosciamo, ha esacerbato la sensazione di appartenere ad una categoria “terza” da parte dei lavoratori marittimi (inevitabile la citazione di Platone relativa alla tripartizione tra “vivi, morti e naviganti”).
Per quanto identificati quali “lavoratori essenziali” per il mantenimento delle catene di approvvigionamento globali, non vi è stato alcun ritorno in termini di trattamento: si pensi, ad esempio, all’India che per un lungo periodo non ha consentito il rimpatrio ai propri marittimi, al fine di evitare l’importazione del contagio.Non è forse un caso, pertanto, che l’India stessa sia scesa al quinto posto nella classifica dei principali Paesi fornitori di manodopera marittima, dopo che per 10 anni aveva occupato il secondo (con le Filippine che mantengono stabilmente la prima posizione). Pensiamo inoltre al problema delle navi passeggeri: le crociere per un anno e mezzo non hanno più dato lavoro a decine di migliaia di persone.
Oggi, alla ripartenza del mercato, le Compagnie non trovano i profili necessari, perché la gente che ci lavorava (camerieri, intrattenitori, ecc.) si è dovuta trovare qualcosa d’altro per sopravvivere durante la pandemia ed ora tende a non tornare al lavoro di bordo.
Tutto questo sta costringendo l’armamento a prendere più sul serio la possibilità di migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei marittimi in addizione a quanto già comunque previsto a seguito dell’entrata in vigore della Maritime Labour Convention (MLC).
Gestione più rapida della turnistica, salario pagato anche nei mesi a terra, utilizzo dei programmi di “competence management”, sono alcune delle principali innovazioni che stanno interessando il crew management, mentre l’accesso gratuito a Internet sta diventando la norma a bordo (ancor prima che diventi un obbligo a seguito degli emendamenti alla MLC).
E’da notare infine come in diversi Paesi si stia arrivando al riconoscimento per gli ufficiali di un titolo di studio universitario,con alcuni paesi quali la Francia che si sono mossi in questo senso prima degli altri.
Sta progressivamente cambiando la percezione e il tipo di aspettative verso le professioni di bordo, come avevamo già segnalato anni fa con i nostri studi sulla second life dei marittimi. Le compagnie che vogliono una alta retention rate degli equipaggi debbono pensare a una pianificazione delle carriere che solo per una parte della vita si svolge a bordo e per la parte successiva a terra.
E infine bisogna tener conto che l’impiego sempre più massiccio dell’elettronica sta avvicinando le professioni di coperta a quelle di macchina, visto che sempre più entrambe le categorie lavoranoper la maggior parte del tempo davanti a uno schermo.
Con riferimento alla guerra in Ucraina, infine, è da segnalare come il mercato dei principali Paesi marittimi dell’ex Unione Sovietica (Russia, Ucraina, Estonia, Lituania, Lettonia e Georgia) rappresentasse, prima di essa, una quota significativa dell’offerta mondiale di marittimi: 18% per quasi 300 mila unità. Oggi il mercato russo (che da solo vale il 10,5% della forza lavoro mondiale) è diventato difficilmente accessibile (essendo complicato procedere al pagamento dei salari), mentre i marittimi ucraini (5% circa)sono impossibilitati ad imbarcare. La loro mancanza sta generando una fortissima tensione sul rapporto domanda-offerta a livello globale con significativi effetti al rialzo dei salari.